Non credo in un’altra vita dopo la morte e non sento il bisogno di spiegarne le ragioni. È così e punto. Se così non dovesse essere, beh, allora saranno soltanto cazzi miei.
Puntuale si presenta almeno una contraddizione, poiché a me piace un po’ divagare. Poniamo il caso che la trascendenza abbia ragione: ne verrebbe fuori un bel casino. Per esempio: i morti potrebbero provare nostalgia? E di che cosa, visto che il regno dei cieli assicura la pace eterna dello spirito?
Certo, esisterebbe anche la Gheenna, dove sarebbe inutile pentirsi poiché cosi è stato stabilito, anche se per quest’ultima destinazione abbiamo fiducia: basterebbe pentirsi.
E ora pensiamo al nostro morto di cui abbiamo certezza: o imputridisce sotto terra oppure è stato cremato. Nell’uno come nell’altro caso non c’è più. Però potrebbe succedere che venga ricordato dai rimasti, i vivi, che sono esseri instabili ma anche destabilizzanti.
A questo punto, se una persona è studiosa di storia, rischia veramente di creare uno sconvolgimento cosmico oppure tellurico (vedete voi).
Giunti a questo punto è lecita, legittima, una domanda: se i morti provassero nostalgia, o forse sentimenti biechi, noi vivi saremmo al sicuro?
Calvo Pepàsh