
La notizia c’è eccome: il rock ha vinto a Sanremo.
Peccato che siamo nel 2021 ed il rock per qualcuno sia già morto da un pezzo.
Lo ammetto, anche per me il rock è sotto terra da almeno 40 anni; ok, ci sono in giro un sacco di zombie o di cloni, ma il rock era dissipazione, scandalo, era concept album, era infiniti tour, era milioni di minorenni pronti a scappare di casa per un concerto, era litigare con le major per non fare un album per contratto e non per fare a tutti i costi un qualcosa che durerà, se va bene, un mese.
Ma non divaghiamo.
Han vinto i Maneskin che piacciono, se va bene, dai trent’anni in su e che non hanno scandalizzato neppure Orietta Berti.
Tutta roba già vista, alla Achille Lauro per intenderci.
Quindi ?
Quindi, se tanto mi da tanto, tra trent’anni il festival lo dovrebbe vincere un rapper di quelli gangsta-style. Ma nel frattempo anche il rap sarà sicuramente finito sotto due metri di terra.
Amen.
Concordo al 100% e solo ora capisco perchè molti considerano la musica italiana fino a metà degli anni ’80, epoca del post punk. Dopo è solo una carta carbone di quello che s’ inventa altrove e una lobby a delinquere che annovera artisti subordinati. Spero in un colpo di coda…
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Il colpo di coda ? Impossibile. I reality talent hanno cancellato tutto, lobotomizzato il sistema artistico e di conseguenza del pubblico. Gli artisti vogliono fama e soldi in due mesi sapendo in anticipo che verranno sostituiti molto rapidamente. L’unica salvezza dovrebbe essere l’autoproduzione. Fino a qualche anno fa attraverso i social potevi crearti anche un certo seguito. Ora che anche i social hanno cambiato algoritmi e solo pagando riesci a raggiungere un numero accettabile di possibile pubblico.
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D’accordissimo con te e con l’autoproduzione (anche editoriale). Per ora bisogna pescare all’estero, dove già alcuni artisti si stanno emancipando anche dalle parziali piattaforme streaming. Pensa che poco fa ascoltavo un brano che s’intitola “i social media non sono internet” realtà ancora troppo difficile in questo paese informaticamente sottosviluppato. Leggevo con interesse anche il tuo articolo di qualche giorno fa sull’autoreferenzialità dei social come wordpress (ma anche gli altri) e, personalmente, sto cercando di estrapolare contenuti da questi lager culturali, anche se è ancora troppo presto…
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Sull’autoproduzione editoriale credo vada fatto un discorso a parte. I numeri sono così bassi per l’editoria classica e non credo ci sia molto altro margine di manovra. Ma spero di sbagliarmi. 😉
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