The Clash a New York

Ho saputo dell’arrivo dei Clash a New York da Isabella Rossellini. Era da poco ufficialmente fidanzata con Martin Scorsese, che aveva avuto la brillante idea di invitarli a casa per un drink. Il drink era diventato drinks, con buona pace di divani e bicchieri. E poi dalla mia amica del cuore Sally Randall, sexy da morire, regina di downtown, protagonista assoluta dell’underground newyorkese. Quando Steve Rubell e Ian Schrager, dopo lo Studio 54 avevano preso in gestione il Palladium, teatro storico, e lo avevano trasformato in club, alla porta c’era lei. Quindi anche se i concerti dei Clash erano sold out, la mia Gang e io siamo dentro. Ma a differenza dello Studio 54 qui al Palladium si deve stare seduti. Quando i Clash attaccano “London calling” in centinaia si alzano in piedi per ballare, partecipare. Il mix di alcol e sostanze collaterali fanno il resto. Arrivano quelli della security a calmare gli animi. Paul Simonom si incazza e distrugge il basso, quello della copertina del disco. Io sono a meno di venti metri, e le schegge mi sfiorano gli occhi.

(commento alla foto pagina fb Vizio del Rock)

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